giovedì 26 dicembre 2013

Pezzi Tratti da "varsavia brucia? per il superamento del ghetto analisi critica dei centri sociali"




Il culto della moda, ancorchè "alternativa", il culto della musica, ancorchè "alternativa", il culto della Ceres, ancorchè "alternativa", il culto del sesso, ancorchè "alternativo", sono dei semplici esempi della miseria. La miseria nell'ambiente centrosociale. Nel senso che delle istanze effettivamente vere (vestirsi come a ciscuno pare, ascoltare la musica più gradita, bere a dismisura,darsi all'erotismo ecc.) si fissano su comportamenti modali che nei fatti negano le esigenze stesse. Quando il giubotto di pelle diventa "chiodo" evidentemente c'è stata un'espropiazione di senso, anzi, se vigliamo esser più precisi, un'alienazione del senso. 

ma la vera rivoluzione consiste nella negazione attiva delle realtà separate della proprietà, dell'autorità, dello Stato, del sociale, della politica. Non un'altra forma di governo, un potere diversamente gestito (l'autogoverno sociale), ma l'abolizione di ogni governo, di ogni potere al di fuori del potere di decisione della propria vita.  

 non ha cancellato in noi la convinzione ragionevole che essere realisti significa desiderare l'improbabile.

 Occorreva sporcarsi le mani, e saper essere quelle mani sporche,vivere.

I funzionari del Capitale sono incapaci di reprimere un movimento reale che non prende ordini da nessun altro che da se stesso, che si sviluppa in modo rizomatico, senza alcuna direzione suprema, che sfugge al loro controllo in quanto rompe con la ritualità dell'agire ideologico.

Uscire dal ghetto significa lottare per la comunicazione reale (non mediata) in cui riconoscersi e riconoscere i propri desideri, le proprie capacità creative (distruttive della ricreazione e della ripetitività), rompere il muro di parole-immagini che incatena il corpo nella gabbia mistificatoria del linguaggio stereotipato.

La vera lotta si svolge all'interno di ogno individuo fra la naturale insofferenza alla ripetitività dell'esistente e l'assefuazione che esso induce

La rappresentazione dell'antagonismo funge da bavaglio che intorpidisce la sensibilità e la creatività, inducendo passività e fruizione alienata. Tutto può essere venduto o comprato, compreso il desiderio di ribellione. Ritrovarsi insieme spinti dall'inerzia e dall'abitudine è la peggiore delle solitudini, in quanto si arriva a gonfiare le parziali verità che ci vengono suggerite dalla noia, fino a renderle giustificazioni della propria assenza... in attesa di tempi migliori

L'atteggiamento el potere rispetto a questo fenomeno è stato diverso nelle forme ma identico nella sostanza: conglobare questa anormalità nella riproduzione della normalità. Istituzionalizzando e/o spettacolarizzando il conflitto; il Capitale rimanda i tempi della sua dissoluzione, negando il salto qualitativo della rivolta dell'essere, trasformandola nella mistificazione del suo apparire, della sua rappresentazione. Qualsiasi prefigurazione alternativa alla sopravvivenza quotidiana che non si colleghi alla critica complessiva della società e delle ideologie che la giustificano è destinata a cadere in questa mistificazione e ad essere recuperata dal potere.

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